Storia del Tribunale

Lo spirito religioso dei Sardi vive quassù, oltre quest'arco che unisce il Seminario al Vescovado, in cima all'altura dove l'acciottolato paesano finisce in ciuffi di spighe matte e di malva: vive pietrificato in due modesti edifici, tra i quali chi va faticando per l'erta vede spuntare, e salire con lui, la roccia lunare dell'Ortobene. Il monte è stato costruito da Dio, gli edifici dagli uomini, ma gli uomini non hanno fatto che seguire il volere di Dio, perché l'uno di essi è la Chiesa, l'altro il Tribunale. Se Nuoro avesse avuto una storia, o per meglio dire se la storia si fosse ricordata di Nuoro, si saprebbe che un oracolo aveva sede nella piccola piazza dominata dal monte.
Salvatore Satta1,

L'istituzione

Ancora ai primi dell'Ottocento la giustizia nel Regno di Sardegna era principalmente amministrata da curie regie e baronali, dai maggiori o giurati, dai delegati e dai capitani di giustizia sostituti procuratori fiscali.
In secondo grado di appello giudicava il supremo tribunale della Reale Udienza (1564-1847) a Cagliari, e il tribunale della Reale Governazione a Sassari.
Non stupisce che questa polarizzazione degli organi giudiziari su Cagliari e Sassari lasciasse l'isola priva di un capillare e reale presidio giudiziario di primo grado. Allora Nuoro, come dirà Salvatore Satta, "non era che un nido di corvi", privo di un presidio giurisdizionale statale, ed era solo di recente (1779) divenuta sede di diocesi, ma amministrativamente non era davvero nulla di più.
Non era un caso che la giustizia fosse rimessa al fai-da-te e il principale effetto era certamente il gravissimo dato degli omicidi, che secondo le relazioni sabaude erano più di mille l'anno, tre al giorno su una popolazione che doveva essere intorno ai 700-800 mila abitanti, dunque meno della metà odierna.
Un dato allarmante. Eppure ancora ai primi dell'Ottocento il governo sabaudo era restio a dividere il territorio in circoscrizioni amministrative adducendo ragioni economiche, ma in verità non volendo sottrarre al sistema baronale l'amministrazione della giustizia, anche se gravemente inefficiente e corrotta.
Zizi dice che a Nuoro il tribunale di Giustizia operava dal 1807, quando regnava Vittorio Emanuele I, e il dato è certamente corretto.
Accadde in quegli anni che il Regno di Sardegna rientrò nuovamente nei soli confini dell'Isola, avendo i Savoia perso il Piemonte. Vittorio Emanuele si trasferì dunque a Cagliari nel 1806, e decise immediatamente di por mano alle circoscrizioni amministrative e giudiziarie. Caddero, di fronte alla esigenza di amministrare finalmente come proprio il territorio, le pregiudiziali economiche e i pretesti.
Il 4 maggio 1807, data della istituzione, rappresenta dunque la vera data di nascita del tribunale di Nuoro.
Infatti, furono istituite le Regie Prefetture e il territorio del Regno venne suddiviso in 15 province, 8 nel Capo di Cagliari (Cagliari, Oristano, Iglesias, Villacidro, Mandas, Tortolì, Lanusei e Sorgono) e 7 in quello di Sassari (Sassari, Alghero, Bosa, Tempio, Ozieri, Nuoro e Bono). In ognuna di esse iniziò a operare un tribunale prefettizio di primo grado. All'epoca, il prefetto, per le sue attribuzioni di carattere anche politico ed economico aveva funzioni di giudice di primo grado e le sentenze potevano essere appellate ai magistrati della Reale Udienza di Cagliari e a quelli della Regia Governazione di Sassari2.
Satta, ne Il giorno del Giudizio, attribuisce la crescita di Nuoro in epoca moderna al trasferimento della sede della Diocesi da Galtellì, che, come detto, avvenne nel 1779, per trovarle un luogo più salubre. Ma è certo che il suo essere a capo della circoscrizione giudiziaria e prefettizia abbia giocato un ruolo almeno pari nello sviluppo della città. È curioso notare che, come ricaviamo da una relazione istruttoria diretta al Re Vittorio Emanuele primo, la scelta di Nuoro era sì caldeggiata, assieme a Pattada, per la salubrità dell'aria, ma si suggeriva di preferire Bitti per la maggiore centralità geografica3.
Considerando l'ovvio legame di continuità tra Regno Sardo e Repubblica Italiana, il tribunale di Nuoro, sorto negli anni in cui il regno era provvisoriamente circoscritto nei confini dell'Isola, come tutti gli altri tribunali sardi, potrebbe legittimamente fregiarsi del titolo di uno dei cinque più antichi tribunali dello Stato. Tutti gli altri nacquero solo a partire dal 1814 e via via che il regno Sardo conquistò il resto della penisola.
Poco meno di un ventennio dopo, l'ordinamento giudiziario subì trasformazioni sancite dal regio editto del 19 luglio 1825. Sulla base del nuovo provvedimento furono portate a 10 le circoscrizioni prefettizie, nel contempo fu tolta la giurisdizione ordinaria ai prefetti e gli venne riservato il diritto di voto nelle curie reali e baronali loro subordinate.
Nuoro fu ancora sede di Tribunale, e salubrità o meno dell'aria, crebbe nelle competenze amministrative e religiose e venne dichiarata città nel 1836.
Nel 1838, con regio editto del 27 luglio, entro il quadro di una riforma più ampia riguardante la riorganizzazione del settore giudiziario, seguita all'abolizione della giurisdizione feudale (1836), furono definitivamente disciplinate le Regie Prefetture con il mantenimento di 6 Tribunali (Cagliari, Oristano, Nuoro, Isili, Lanusei e Tempio) da cui dipendevano 85 Mandamenti presieduti da giudici ordinari. Dal Tribunale di Nuoro dipendevano venti Mandamenti.
Altre modifiche istituzionali si registreranno con l'estensione alla Sardegna degli ordinamenti vigenti in Piemonte, ossia dei codici civile, penale e di procedura criminale, successivamente alla cessazione del Regno autonomo con la perfetta fusione con gli Stati di Terraferma avvenuta nel 1848.
Nuoro divenne allora sede di Divisione Amministrativa e di Intendenza nel 1848 (in pratica una terza provincia sarda, dopo Cagliari e Sassari).
Da allora si sviluppò come centro amministrativo e in quel periodo si aprì ad un rilevante insediamento di funzionari piemontesi del Regno di Sardegna. Come dice Salvatore Satta: « In breve, i nuoresi si trovarono amministrati, rappresentati dagli estranei, e in fondo non se ne dolsero. Era un fastidio in meno»4.
Con la legge del 16 luglio 1854 n. 26 il re Vittorio Emanuele II apportò modificazioni all'organizzazione giudiziaria. Nulla cambiò rispetto alle competenze, ma ci fu un cambio di denominazione: il Tribunale di prima cognizione di Nuoro divenne Tribunale provinciale di Nuoro fino alla nuova riforma dell'ordinamento giudiziario avvenuta nel 1859. Si componeva di un presidente e quattro giudici5.
Successivamente, dopo varie riforme dell'ordinamento giudiziario, con la legge del 30/01/19416, il Tribunale di Nuoro assunse la sua veste definitiva nella circoscrizione con la legge dell'ordinamento giudiziario ancora in vigore. Rientrarono, e rientrano tuttora, nella sua circoscrizione: Anela, Benetutti, Bitti, Bono, Bottidda, Budoni, Bultei, Burgos, Dorgali, Esporlatu, Fonni, Galtellì, Gavoi, Illorai, Irgoli, Loculi, Lodè, Lodine, Lula, Mamoiada, Nule, Nuoro, Oliena, Ollolai, Olzai, Onanì, Onifai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orosei, Orotelli, Orune, Osidda, Ottana, Ovodda, Posada, San Teodoro, Sarule, Siniscola, Torpè.

I Palazzi

Anche il vecchio palazzo di giustizia in un certo qual modo segue la evoluzione della circoscrizione.
Del vecchio tribunale è incerto l'anno di costruzione. Il documento più antico, risalente al 1835 che attesta l'esistenza e la consistenza dell'edificio, è la planimetria del progetto della cattedrale di Nuoro ad opera di Antonio Cano. Anche qui abbiamo la descrizione letteraria di Satta:

In questo tratto pianeggiante si raccoglieva naturalmente tutta Nuoro, gli avvocati incontravano i clienti, i proprietariotti dei paesi dal costume brillante spiavano i mercanti per barattare astutamente i loro prodotti, l'olio e le mandorle della Baronia, il vino di Olièna, il formaggio di Mamojada e di Fonni. E di qui dovevano passare, al mattino, tutti quelli che andavano dal dio terragnolo che era il tribunale, o dal dio anfibio che era la chiesa enorme, sproporzionata, fatta costruire da un vescovo ricco, il quale vi aveva fatto scolpire nel lungo cornicione frontale: Deiparae virgini a nive sacrum, che neppure i preti riuscivano a tradurre. Santa Maria della neve e il tribunale stavano l'una davanti all'altro, e per arrivare si doveva salire una strada ampia, selciata a dovere, passare l'arco del seminario, oltre il quale si ergeva l'immensa rupe di una delle cime dell'Orthobene, come un gigante pietrificato. Nei giorni di Corte d'Assise e nelle grandi feste religiose era una variopinta processione, e ciascuno andava lassù col suo segreto fardello7.

Era il tempio del dio terragnolo che era costruito di fronte al tempio del dio anfibio, cioè la chiesa di Santa Maria della neve8? Qual era in Satta quella trascendenza uguale e opposta li rendeva egualmente templi? Nulla impedisce di pensare che il terreno su cui Satta raffrontava chiesa e tribunale fosse proprio il concetto di giudizio che divenne poi l'epicentro della sua produzione letteraria e giuridica.
In realtà secondo Satta ciò che univa i due palazzi era il concetto di legge, e ci aggiungiamo, di destino.

Tutti i nuoresi, e perciò in simbolo tutti i Sardi, passano per quella chiesa, sotto il segno del peccato. Non ritornano più, perché morti se li prende una più sbrigativa chiesetta, nei pressi del cimitero, dominato anch'esso dal monte; ma dopo un lungo giro, il lungo e vario giro della vita di ciascuno, passano per quell'altra porta, ancora sotto il segno del peccato; se è vero, come diceva un antico causidico, che tutti i sardi finiscono in Tribunale, o come rei, o come avvocati, o come giudici. E' questa una battuta di spirito; ma se si volesse renderla più profonda bisognerebbe dire che non solo finiscono, ma anche cominciano in Tribunale: perché Chiesa e Tribunale (questa chiesa messa lì di fronte a questo tribunale) non sono due cose, ma una sola, la sede umile e solenne nella qual e ognuno di noi riceve l'investitura della legge, che, come una sacra unzione, o come un marchio rovente, si porta appresso tutta la vita. Legge umana e divina ad un tempo, se pure questa tardiva distinzione ha qualche senso per noi9.

I due templi del giudizio si confrontavano dunque. Ma Satta non è il primo a coglierlo. La Deledda descrive così il vecchio tribunale, che all'epoca era anche carcere giudiziario: « di lassù si vedeva tutta la strada che conduce al paese e il profilo di questo, affacciato alla valle, con la torre della cattedrale e quella delle carceri, avanzo di una antica rocca, che quasi si rassomigliavano.»10 E in un passaggio di Dopo il divorzio (1901) aveva già osservato il fronteggiarsi della struttura alla cattedrale:

Erano le otto quando giunsero davanti la cattedrale, al cui fianco le piccole finestre del Tribunale riflettevano nei vetri la luminosità del mattino.
Nella piccola piazza di granito le due donne ritrovarono molti compaesani, testimoni del processo, alcuni dei quali le circondarono ripetendo la solita parola:
– Coraggio! coraggio!11

La consistenza planimetrica dell'edificio rimane invariata fino al 1875. Presso l'Archivio di Stato di Nuoro sono conservate le planimetrie del Fondo Cessato Catasto degli anni 1865 e 1875, in cui emerge che il fabbricato aveva dimensioni notevolmente inferiori rispetto allo stato attuale. Diverse fotografie e cartoline, datate tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento mostrano una consistenza volumetrica dell'edificio già definita e molto simile all'attuale.
Alla data del 1930, anno di pubblicazione della mappa catastale conservata nell'Archivio di Stato di Nuoro, si rileva che l'edificio presenta dimensioni in pianta uguali a quella dello stato odierno.
In ogni caso parliamo di un edificio in muratura portante dei primi dell'Ottocento, composto da tre volumi « rettangolari coprenti una superficie di circa 770 mq, elevato su tre piani e caratterizzato da forte dislivello su più assi del sito. Molto compatti e chiusi, con prevalenza di pieni sui vuoti, i prospetti sono ordinati ma con ritmo delle aperture irregolare. Le coperture sono a due falde e a padiglione. Si accede al cortile interno da un grande portale centinato in origine carrabile»12.
In quel tribunale orbiteranno grandi personaggi della cultura nuorese. Tra i più noti, i padri costituenti Salvatore Mannironi, Pietro Mastino e Francesco Murgia; il già citato Salvatore Satta (che si narra non sia lì andato oltre un timido esordio come penalista, ma la sua strada sarebbe stata ben lontana da quel palazzo13); il poeta e avvocato Sebastiano Satta, ma anche quello che è uno dei più importanti poeti isolani in lingua sarda, il genio ribelle di Pasquale Dessanai, che il tribunale lo frequentò, da quell'originale che era, in modo davvero anfibio e cioè da impiegato nella cancelleria e da imputato, venendo persino arrestato e tutto questo prima di fuggire da Nuoro senza più farvi ritorno, per ragioni rimaste misteriose e chissà se connesse a intrighi di palazzo14.
Quel palazzo, con la crescita del dopoguerra, divenne presto insufficiente,
Di sicuro sappiamo quando sorse l'attuale palazzo di giustizia.

L'edificio fu costruito nel 1954 dal Genio Civile di Nuoro e utilizzato a partire dal luglio del 1959. Un vero boomer per usare categorie socio-antropologiche moderne. Sarà l'avvocato Onorato Zizi, nel 1994 a scrivere una nota storia giudiziaria.

La sede degli uffici giudiziari di Nuoro, città posta al centro della Barbagia, occupa, dal luglio del 1959, un caseggiato di quattro piani, costruito sul declivio del Colle di sant'Onofrio che, elevandosi di fronte al Monte Ortobene a forma di anfiteatro presenta, verso sud-est, una veduta superba dei monti di Oliena e, verso sud, la stupenda visione del Gennargentu.
Sulla cima del colle, ove in tempi lontani, secondo lo storico isolano Ottorino Pietro Alberti, sorgeva un tempio dedicato alla dea Astarte, si innalza il monumento semidistrutto che ricorda Sebastiano Satta, sommo poeta di Sardegna, ma anche grande avvocato del Foro di Nuoro, così come lo concepì il suo amico d'infanzia Francesco Ciusa, dopo la sua morte.
Il Palazzo di Giustizia è costruito su di un tratto di area rettangolare, ricavato dagli scavi effettuati sul lato occidentale del colle, che richiesero un lavoro non indifferente, per renderli utilizzabili.
Ad esso si arrivava attraverso una larga ed imponente scalinata che aveva inizio al termine della via Manzoni ed era costeggiata da due stradette irregolari e strette che giungevano dai lati della gradinata, fino al primo pianerottolo da cui si accedeva al portone centrale che porta all'interno.
Il Palazzo di Giustizia è, senza dubbio, uno dei più imponenti della città.

Si trova dunque in posizione preminente rispetto alle vie sottostanti e appare come quinta terminale di via Manzoni, ed argine rispetto al soprastante colle di Sant'Onofrio, e osserva silenzioso tutti i colli su cui la città sorge.
L'edificio era originariamente articolato su quattro piani, parzialmente ricoperto in granito con un piccolo colonnato all'ingresso.
Nel 1989, il Genio Civile eseguì importanti lavori di ristrutturazione, consistenti, tra l'altro, nel rifacimento della gradinata esterna e nell'ampliamento in sopraelevazione, con la realizzazione di nuovi uffici giudiziari.
A partire dal 2002, il Genio Civile ha avviato alcuni importanti lavori di manutenzione straordinaria dell'edificio comprendenti il recupero funzionale di locali sotto, il rifacimento, adeguamento e integrazione degli impianti tecnologici esistenti e la sicurezza dei siti operativi.
Le parti non in granito vengono tinteggiate di bianco, abbandonando il vecchio color salmone e finalmente reca sulla facciata la indicazione Palazzo di Giustizia, a significare che ospiti oggi anche i distinti uffici della Procura della Repubblica –un tempo ospitata anche in via Foscolo – e del Giudice di Pace.
Dopo questi lavori il palazzo si presenta nella sua immagine attuale, sede di un Tribunale che il 4 maggio del 2027 compirà 220 anni.



Riferimenti

  1. "Spirito religioso dei sardi" Il Ponte, ANNO VII/numero 9-10 - settembre/ottobre 1951, pagg. 390-393)
  2. Maria Luisa Plaisant, L’istituzione delle Prefetture nei progetti del 1776 e del1806, Altair, Cagliari 1981.
  3. Maria Luisa Plaisant, L’istituzione delle Prefetture nei progetti del 1776 e del1806, Altair, Cagliari 1981.
  4. Salvatore Satta, Il giorno del giudizio [1977], Adelphi, Milano 1979,
  5. LEGGE in data 13 novembre 1859. Nuovo ordinamento giudiziario, e circoscrizione territoriale delle Corti d’Appello, dei Tribunali e dei Mandamenti.
  6. (GU n. 28 del 04-02-1941) Legge più volte modificata.) Ultimo aggiornamento all'atto pubblicato il 30/12/2023
  7. Satta, Il giorno del giudizio cit.,
  8. Satta, Il giorno del giudizio cit.,
  9. "Spirito religioso dei sardi" Il Ponte, ANNO VII/numero 9-10 - settembre/ottobre 1951, pagg. 390-393)
  10. Grazia Deledda, La chiesa della solitudine [1935], Mondadori, Milano 1956, p. 184.
  11. Grazia Deledda, Dopo il divorzio. Con appendici di lettere e scritti inediti, a cura di Giancarlo Porcu, Il Maestrale, Nuoro 2022, p. 32.
  12. catalogo.sardegnacultura.it/card/210933/
  13. Atti del convegno S. Satta, giurista scrittore, a cura di U. Collu, pag.454-A.Soro
  14. Giancarlo Porcu, Un ribelle nell’ombra. Vita e opera di Pasquale Dessanai, Il Maestrale, Nuoro 2023; Giancarlo Porcu si ringrazia anche per le citazioni deleddiane e sattiane.

Fonti

  • Archivio di Stato
  • M.l.Plaisant L'istituzione delle Prefetture nei progetti del 1776 e del 1804 – ed 1981
  • Giovanni Todde, Storia di Nuoro e delle Barbagie, edizione della Torre 2018